Nati a distanza di oltre 50 anni l’uno dall’altro, questi due grandi artisti del Cinquecento Fiorentino condivisero lo stesso nome (Jacopo) e le stesse origini empolesi. Questo itinerario vi accompagna alla scoperta dei luoghi più intimamente legati a Pontormo e delle opere de l’Empoli che ancora oggi si conservano nelle chiese e nei musei del territorio.
A casa di Jacopo, fra pensieri, ricordi e un quadro fin troppo copiato
Entrando nella Casa del Pontormo, appena fuori dal centro di Empoli, dove Jacopo Carucci detto il Pontormo (1494-1557), nacque e passò parte della sua giovinezza, si resta in un certo senso stupefatti dalla semplice austerità di queste stanze. Non ci sono mobili, arazzi o suppellettili d’epoca a dare l’impressione di uno spazio vissuto, solo la voce narrante di un’installazione multimediale, ideata e realizzata proprio per questo spazio, accompagna il visitatore alla scoperta dell’universo e della personalità di Jacopo. A raccontarci qualcosa di questo straordinario pittore, che fu seguace di Andrea del Sarto e fortemente influenzato dall’opera di Michelangelo, la copia del diario dove l’artista appuntava i suoi pensieri più personali. Il suo legame con Pontorme è invece evocato dalle copie dei fogli preparatori per la realizzazione dei dipinti per la vicina Chiesa di San Michele.
Una curiosità: la Madonna del Libro, che si può ammirare all’interno della casa, è una copia antica di un dipinto di Pontormo che fu talmente celebre e talmente apprezzato da essere uno dei più copiati di tutto il Cinquecento!
La chiesa di San Michele a Pontorme
A pochi passi dalla Casa del Pontromo, la più antica chiesa del borgo conserva la straordinaria pala originale dipinta da Jacopo nel 1519. Pensata probabilmente per incorniciare il crocifisso ligneo, oggetto sacro estremamente venerato, l’opera del Pontormo presenta a sinistra un anziano San Giovanni Evangelista, colto nell’attimo di ispirazione che precede la scrittura, mentre a destra l’Arcangelo Michele, avvolto da una corazza che lascia libere le gambe nude e tornite, è rappresentato nell’atto di schiacciare il demonio, raffigurato come un adorabile puttino e riconoscibile soltanto, ad una più attenta osservazione, dalle ali acuminate. I colori, il movimento e l’espressione del volto di questi due soggetti sono elementi che contraddistinguono chiaramente l’opera di Pontormo e invogliano a scoprire (o a riscoprire) le altre e più importanti sue opere a Firenze e presso la Certosa del Galluzzo.
Alla scoperta delle opere dell’Empoli nell’Empolese Valdelsa
Jacopo Chimenti detto l’Empoli (15551-1640) non è nato a Empoli. Non ci ha vissuto e ci ha lavorato relativamente poco. Deve il suo appellativo all’origine del padre che, effettivamente, era originario di queste zone. Oggi però, le chiese e i musei del territorio sono il luogo adatto per apprezzare le straordinarie opere di quest’artista che, influenzato dallo stesso Pontormo (di cui ebbe modo di copiare alcune opere alla Certosa del Galluzzo) e, soprattutto dalla pittura riformata di Santi di Tito, è certamente una delle figure più importanti del panorama artistico fiorentino a cavallo tra Cinque e Seicento. Procedendo da nord verso sud si parte da Fucecchio, dove, all’interno della Chiesa di San Salvatore si conserva la pala con l’Allegoria dell’Immacolata Concezione, tema particolarmente caro ai pittori dopo la Controriforma, che si ritrova anche nella splendida pala visibile nella Chiesa di Santa Maria a Ripa a Empoli. Per questa città a cui il suo stesso nome lo legava strettamente, Jacopo dipinse anche l’affresco di San Giuseppe tuttora all’interno della Collegiata di Sant’Andrea e l’Incredulità di San Tommaso oggi al vicino museo. Particolarmente legata al culto locale, troviamo infine la pala con la Vergine assunta e i Santi Antonio abate e Verdiana che si può ammirare a Castelfiorentino, nel Santuario dedicato a Santa Verdiana.
Travel Tips: Se siete in viaggio con i bambini prenotate il laboratorio I Colori di Jacopo (e.mail: cultura@comune.empoli.fi.it), un’esperienza davvero indimenticabile per conoscere da vicino i colori, le tecniche e i materiali che si usavano nel Cinquecento per realizzare capolavori come quelli conservati a Pontorme.